Ambientazioni da pellicola sci-fi, qualità e sapore di concretezza sono gli elementi su cui ha (non troppo segretamente) puntato la wavetable ad otto voci della Modal. Il saluto del nostro, consuetudine che scandisce il passaggio dal test “ambientato”, ossia all’interno del mix di strumenti, oggi proviene da una diversa galassia… polifonica. I suoni da itinerari siderali infiniti accolgono i sensi, assumono una componente sensibile di astrazione uditiva, il sintetizzatore ha buone cartucce da incamerare negli armamenti della navicella spaziale. Tornando con i piedi per terra, la prova odierna offre una panoramica completa e fedele allo stile del Nostro, in cui gli elementi e le potenzialità del mezzo non vengono espressi avvitandosi su numeri e prezzo, ma trascendono questa dimensione e il test si connota di sensazioni. L’Argon è si un synth offerto ad una cifra sicuramente ben concorrenziale, ma che riesce a racchiudere caratteristiche che si rifanno a modelli e marchi maggiormente conosciuti senza creare un gap qualitativo particolarmente sensibile. In tema di sensibilità, va evidenziata la responsività dei tasti, che rispondono bene e che restituiscono un feedback apprezzabile, l’aftertouch è un fedele alleato. Suoni spaziali e rotte intergalattiche sono a portata di mano, l’analogia però non si ferma all’apertura trame uditive interessanti, coinvolgendo la sezione controlli, non del tutto semplici da manovrare. Trovare un suono e modificarlo all’occorrenza, al volo, non è certo semplice, l’intuitività delle sezioni e dei controlli stessi non risulta il punto forte dello strumento. La dotazione di ingressi ed uscite è in linea con gli standard, il numero di preset a bordo è notevole, si attesta sui trecento, che fa il paio con i duecento banchi nei quali salvare i propri settaggi preferiti e suoni creati. Agire sugli oscillatori (ben trentadue), assegnare effetti d’ambiente e modulazioni, è un viaggio a sé, intenso a patto di prendere dimestichezza con i comandi che – si ripete – non rappresenta l’operazione più scontata a disposizione. Personalmente, non nego di voler mettere mano sugli arpeggiatori in modo da placare la sete di Ash Ra Tempel, molto curati sebbene risentano della poca intuitività generale, cosa per cui chiederò ai cari amici Synth Cloud di concedermi qualche ripetizione quando l’Argon si trova in studio. Buona versatilità, quindi, set sonoro e di controlli più che soddisfacente, l’Argon X8 conferma il lavoro accurato di Modal, Enzo si narra sia uscito dagli studi con uno sguardo piacevolmente allucinato.
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